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Fiera Agricola Zootecnica Italiana
È la manifestazione dedicata al settore primario, attrezzature agricole e zootecnia in programma dall’1 al 3 febbraio al Centro Fiera di Montichiari (BS).

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Fiera Agricola Zootecnica Italiana

Effetto Greta Thunberg fra gli studenti dell’Istituto tecnico agrario Pastori di Brescia. Il settore primario visto come strategico per il futuro, viene difeso dagli attacchi para-ambientalisti. Dopo la scuola? Veterinaria fra le più gettonate.

Gli studenti che ieri hanno visitato la 92ª edizione della Fiera Agricola Zootecnica Italiana, in programma fino a domani al Centro Fiera di Montichiari, mescolano Greta Thunberg, la sostenibilità, la biodiversità. Ma difendono la reputazione dell’agricoltura: nessuno si permetta di infangarla giudicandola inquinante e di accanirsi su un settore che i ragazzi dell’Istituto tecnico agrario Giuseppe Pastori di Brescia incoronano come strategico per l’avvenire del pianeta. Sacrosanto.

Ma come immaginano l’agricoltura fra 10 anni? Automatizzata. Tutta robotizzata. In tal senso, l’interesse che hanno gli studenti nei confronti di droni, rilevatori satellitari, mappe che raccolgono dati, si inserisce nella traiettoria del futuro. Per i ragazzi, comunque, sarà sempre il fattore umano a fare la differenza. E sicuramente l’agricoltura sarà imprescindibile, a fronte di un aumento della popolazione che nel 2100 dovrebbe toccare gli 11 miliardi di persone. Il fabbisogno alimentare aumenta.

Fra certezze, titubanze e porte ancora da aprire, i giovani studenti hanno ben più di un sogno nel cassetto. C’è chi è deciso ad iscriversi all’Università, come Matteo Mingiano: “Studiamo Zootecnia per solo due ore a settimana, ma io desidero andare avanti e studiare Veterinaria. È il mio obiettivo”.

C’è chi, invece, ha modificato il piano in corso d’opera. “Ero attratta da Veterinaria, ma dopo uno stage ho capito che non era la mia strada – racconta Susanna Calgaro -. Una volta diplomata voglio andare a lavorare per pagarmi i corsi da addestratrice cinofila”.

Pablo Pezzoli sta valutando la sede (“Milano o Brescia”, ipotizza) e la durata del corso universitario, ma l’idea è quella di “frequentare Chimica e poi lavorare in laboratorio, non so ancora se nell’ambito delle analisi del suolo, dell’aria o degli alimenti”.

Anche Federico Maffezzoni è attratto da un percorso non strettamente connesso all’attività agricola, anche se vicina. “Mi piacerebbe diventare ingegnere informatico o meccanico, per fare qualcosa di innovativo – dice -. Non necessariamente in Italia e anche non strettamente connesse al settore agrario”.

Il panorama degli studenti è cambiato negli anni, racconta il professor Calogero Giudice, insegnante di laboratorio e scienze e tecnologie agrarie. “In alcune classi arriviamo la presenza femminile arriva al 50% dei frequentanti – calcola – e non è scontato che tutti siano figli di agricoltori, con l’azienda agricola che li aspetta dopo la scuola”.

Nella classe che incontriamo, solamente due su 17 possono contare su una realtà aziendale familiare che li potrebbe accogliere. “D’estate già aiuto in casa – spiega Giovanni Zighetti, una stalla a Flero con 450 bovine – e vorrei diventare perito agrario, con un percorso di studio che prevede altri due anni di tirocinio e un esame dopo la scuola”.

Alessandro Paderni è fra coloro che son sospesi: “Mi attrae Veterinaria e molto probabilmente mi scriverò all’Università, anche se questi cinque anni di studio sono stati faticosi”. E Andrea Corini si prende gli ultimi mesi di scuola per decidere.